martedì 12 febbraio 2013
Il peso di uno studente
“Consumava metri il rumore stridulo, mentre scorreva il paesaggio insieme la notte d’argento che vegliava sull’asfalto assuefatto dalla velocità. Le mani al vento. Pregavo Dioniso pagano di gocce ambra, un attimo sollevammo l’anima da terra. “Faust era giovane e bello” mascherato, tu cara d’incoscienza. Accorgermi non potevo di tutte le speranze che trovavo, mentre i sogni si trasformavano in ricordi esauriti come uno sguardo non più innamorato. Lacrimavo, il vento aveva scosso la retina, giusto in tempo s’intravedeva appena la luna. Con i riflessi delle mie lacrime finte uccidevo il suo amato chiaro. Fu cosi che ti rividi mora una sera. In dono alle tue meravigliose labbra un piacere violento, io accaldato dentro la freschezza delle tue onde. Fu cosi che persuasi il mio peso. Fuggo, ma la velocità mi rende orrendo. Adesso sbadiglio la sigaretta nella palude.”
E’ esuberante la sintesi, un pensiero che vuoto interno d’anima diventi analitico nella sua definizione puramente formale, ed ha successo. Dico il livello di retorica oggi è al massimo quando ricordo quello che ha detto Carlo, ne abbiamo fatto d’ una debolezza una forza, per non persuaderci nella concretezza. La qual per suo valor non s’avvantaggia e dico Michelsteadter per nutrirmi un po’ della giusta umiltà.
L’io pendolante vaneggio nelle tracce del pedone, le cerco con cura dietro una attenta follia, senza odorare soltanto quella effimera forma. Assume strana genesi aspirare all’istante in termini puramente d’intuito ma non so quale spirito armeggia il mio essere attentato.
Fanno sorridere a volte quei piccoli compromessi che teniamo sù, costretti, piccoli ma tanti, pesano macigno e un respiro profondo di quelli veri ci riesce soltanto se minata la condizione di equilibrio, in fatale modo non possiamo dire che l’amore ci rende liberi...
In eguale modo quello che è cosi intimamente personale diventerebbe di tutti, comunismo d’affetti amore di puro interesse, un gnocone di posizione sociale. Non c’è ritorno per chi parla con le muse.
In breve significa amare, niente?
(dall'introduzione alla tesi su DINO CAMPANA)
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