Nell'Europa di Kaputt vivere è solo una questione di Pelle
Io sono nato e cresciuto in un mondo di guerra. Non è la mia guerra. La guerra è di tutti e di nessuno. Sono cresciuto nell'Albania post comunista e nel 1997 (l'esodo di ventimila albanesi con la nave dolce fu una conseguenza diretta) ho assistito alla guerra civile nel mio paese. Nel 2001 sono venuto in Italia per studiare: fu un premio alla mia sensibilità verso la letteratura supportato dagli enormi sacrifici dei miei genitori. Oggi continuo a vivere in un mondo di guerra, ma non ne risento. Vivo protetto in occidente. Oggi la guerra la vedo nei film, durante i notiziari, le dirette televisive e in rete. Con effetti speciali, luci folgoranti, riprese a campo largo su distese infuocate, canali all news che portano notizie sempre fresche con numeri precisi dei morti, giornalisti sul posto in primo piano con esplosioni alle spalle, blogger di controinformazione, video inediti, massacri che non tutti possono guardare. Passiamo il tempo a guardare la guerra. Senza capirci niente. Perché queste immagini in sé non vogliono dire niente. A volte mi fermo e mi domando a cosa serve la letteratura in questo nuovo secolo. Può sembrare stupido. L'arte è inutile. Ogni volta che ha preteso il contrario è diventata nulla (Surrealismo, Dada, Postmoderno, New epic italian style, Strutturalismo). Pittura politica, teatro d'intrattenimento, archistar, dizionari elettronici... Poco male dopo tutto corriamo il rischio di una letteratura in pericolo. Un romanzo deve dire quello che le immagini non mostrano. Malaparte racconta questo. La guerra che non si narra. Racconta della peste sulla sua Pelle. Lo fa da inviato e da uomo di strada. Kaputt e La Pelle sono due romanzi che raccontano con verità verosimili (e per questo inconfutabili) la seconda guerra mondiale.
Già, dopo la guerra mondiale, le guerre non sono mai state più le stesse. Vogliamo o no è stata l'alba della società contemporanea. Una società che invece di umanizzare la guerra attraverso la grande letteratura, la banalizza con l'osservazione. Il tratto distintivo di tale dinamica è l'enorme flusso di informazione e di immagini in circolazione. A volte sembra un lavaggio del cervello. Abbiamo superato di gran lunga ogni previsione di straniamento solo per sentirci al sicuro. Se veramente la letteratura può fare qualcosa è proprio squarciare il velo. Graffiare il potere. Soprattutto se poi a farlo è un uomo libero. Ecco perché va letto Malaparte.
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